Ogni giorno centinaia di esseri viventi lottano per il territorio, vanno a caccia per procurarsi il cibo e svolgono complessi rituali d’accoppiamento; spesso tutto ciò accade lontano dalla nostra attenzione, ma basta fermarsi un momento di più ad osservare fra l’erba ed ecco che un altro mondo si apre ai nostri occhi: fiori dai vivaci colori ed insetti con stravaganti comportamenti si trasformano in validi soggetti da immortalare in una fotografia. Non è necessario visitare sperdute ed esotiche località, basta immergersi nella tranquilla atmosfera del proprio giardino per ottenere splendidi scatti che potranno rendere appieno i meravigliosi e sorprendenti dettagli che queste piccole creature sono in grado di offrirci.

Per parlare di macrofotografia bisogna prima capire il concetto su cui si basa, ovvero il “rapporto d’ingrandimento”, che è quello fra le dimensioni fisiche reali del soggetto e la dimensione riportata sul fotogramma. Si può definire macro quando il rapporto d’ingrandimento è di almeno 1:1 (dimensione reale) o superiore, cioè l’immagine del soggetto sulla pellicola o sul sensore avrà la stessa dimensione del soggetto nel mondo reale. Per rapporti d’ingrandimento inferiori si parla di close-up e generalmente sono tutti i rapporti che vanno dal 1:10 al 1:2.

Per poter ottenere buoni risultati in questo capo, è fondamentale l'esperienza e una buona dose di pazienza, soprattutto perchè quando ci si accinge a scattare una macrofotografia, si deve far fronte ad un serie di problemi legati alla profondità di campo, dato che essa diminuisce con l’aumentare del rapporto d’ingrandimento.

La prima cosa indispensabile è capire come poter mettere a fuoco correttamente il soggetto: la messa a fuoco è consigliabile effettuarla manualmente, risulterà molto più precisa che usando il motore autofocus dell’obiettivo. Anche se i moderni obiettivi macro hanno motori ultrasonici molto precisi, l’autofocus può venire ingannato da numerosi elementi di disturbo quali foglie, fili d’erba e rami, piuttosto che parti del corpo dell’insetto spesso molto lunghe, come ad esempio le antenne o le ali. Una volta impostato il selettore della messa a fuoco della fotocamera su “manuale”, bisogna cercare la messa a fuoco guardando il soggetto attraverso il mirino e spostando tutto l’insieme fotocamera/obiettivo con il corpo. In altre parole saremo noi a trovare la messa a fuoco muovendoci avanti e indietro fino al punto desiderato.

Prima di pensare alla composizione, bisogna prendere confidenza con questo particolare metodo di messa a fuoco, in quanto a rapporti d’ingrandimento elevati la profondità di campo diminuisce drasticamente ed è sufficiente un impercettibile movimento per variare accidentalmente il punto di fuoco. Un altro consiglio è quello di guardare attentamente attorno ai bordi del fotogramma attraverso il mirino e ragionare su cosa stiamo inquadrando: molto spesso la fretta ci porta a tralasciare elementi di disturbo che sbucano dai lati del fotogramma oppure che emergono dalla sfondo. Il tasto di controllo della profondità di campo, ormai presente in molte reflex, è un valido aiuto per verificare esattamente cosa verrà messo a fuoco o meno. Nel caso il nostro soggetto sia un fiore, è meglio togliere prima dello scatto fili d’erba o spostare rametti che possono disturbare; dedicare qualche secondo a quest’accortezza vale a dire risparmiare decine di minuti col software di fotoritocco. Inoltre mentre fotografiamo insetti, non dimentichiamoci che spesso hanno antenne e zampe molto lunghe ed è facile tagliarle in fase di ripresa; controlliamo sempre prima di premere il pulsante di scatto che il soggetto compaia nella sua interezza ma, volendo, possiamo effettuare tagli in modo deciso, cercando di portare l’attenzione su determinate parti di esso come per esempio gli occhi o una particolare texture. Questi semplici accorgimenti posso fare la differenza fra un’inquadratura frettolosa ed una ragionata.

Neanide di tettigonia

La foto della minuscola neanide di cavalletta mostra come ho volutamente tagliato le antenne per portare l’attenzione sul muso e sul corpo, cercando di avere il maggior ingrandimento possibile. Ho poi incluso nell’angolo in alto a destra il verde del prato in modo da richiamare il colore del corpo della cavalletta

L’altro grande problema in macrofotografia è quello di riuscire a sfruttare al massimo la poca profondità di campo a disposizione: con l’aumentare dell’ingrandimento, la profondità di campo diminuisce, arrivando in alcuni casi a pochi millimetri. La cosa migliore è mantenere il soggetto, o la parte di esso su cui vogliamo concentrarci, il più parallela possibile al piano del sensore, come dimostra l’immagine seguente:

Fondamentale è la chiusura del diaframma con valori compresi tra f8 e f16: chiudendo il diaframma si recupera la profondità di campo persa con l’aumentare dell’ingrandimento, riuscendo ugualmente ad avere a fuoco la maggior parte del soggetto. Oltre f16 si rischia di incappare nel fenomeno della diffrazione ma i moderni obiettivi con lenti trattate antiriflesso permettono di chiudere maggiormente senza un’apprezzabile calo di nitidezza. Non c’è una regola precisa per impostare il diaframma, dipende da molti fattori: la vicinanza dello sfondo e come lo vogliamo riportare nella foto, la tridimensionalità del soggetto, il rapporto d’ingrandimento che vogliamo ottenere, la luce disponibile. Il miglior metodo per capire che diaframma dobbiamo usare è quello di fare delle prove sul campo con diverse impostazioni per rendersi effettivamente conto di come si modifica la profondità di campo col variare dei diaframmi. Usare diaframmi molto aperti ( f.2 oppure f. 2,8) è utile per creare macro più "artistiche" con particolari effetti di sfocato e messa a fuoco selettiva solo su una parte del soggetto.

Avere il soggetto da fotografare perfettamente parallelo al piano del sensore con tutti i dettagli perfettamente a fuoco non dev'essere però una regola da rispettare sempre: è interessante provare numerose inquadrature per donare maggior tridimensionalità al soggetto.

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Heliconidae

Ecco come un'inqudratura diversa dal solito può rendere più interessante e meno piatta l'immagine di questo esemplare di Heliconidae

La luce migliore è sempre quella naturale, specialmente nelle prime ore del mattino dove i riflessi dorati sul corpo del soggetto creano chiaroscuri meravigliosi. Per quanto possa sembrare strano, le giornate migliori per fare macrofotografia non sono quelle con un bel cielo limpido e il sole splendente: sono da preferire le giornate nuvolose in quanto il cielo diventa un enorme pannello diffusore in grado di smorzare i contrasti. Luce dura e ombre nette non sono preferibili dato che la foto apparirà molto contrastata; è il motivo per cui è meglio non fotografare nelle ore centrali della giornata. Se la luce è troppo forte un buon metodo per smorzarla è quello di usare un pannello diffusore: in commercio esistono pannelli che aiutano a diffondere la luce e la differenza di contrasti è notevole come per le due foto di Genziana bavarica. Entrambe le foto sono state fatte alle 10:00 di mattina e la genziana era in pieno sole.

Genziana bavarica

Nella prima foto si notano le ombre nette e la luce dura, i colori sembrano quasi sbiaditi

Genziana bavarica

Per la seconda foto è stato usato un pannello traslucido posto sopra la genziana per filtrare e diffondere la luce; i colori risultano molto più saturi e la foto in generale è meno contrastata

Un altro metodo per smorzare le ombre è quello di usare il flash di schiarita: un lampo depotenziato al momento dello scatto è utile per aprire le ombre.

Ma il flash può essere usato anche come sorgente luminosa principale, in particolar modo se vogliamo scattare liberamente senza il vincolo del cavalletto. Chiudere il diaframma per recuperare la profondità di campo necessaria, ci costringerebbe a tempi di scatto molto lenti, cosa che porterebbe ad avere un’immagine mossa se la fotocamera viene usata a mano libera. Con almeno un flash montato sulla slitta della fotocamera possiamo recuperare la luce necessaria per poter tornare a scattare in tempi di sicurezza; si ripropone però il problema di ritrovarsi ombre nette e contrasti troppo forti. Il metodo migliore è quello di schermare il lampo montando davanti alla parabola del flash un diffusore, ma si può schermare anche con materiali di “fortuna” come ad esempio un bicchiere di plastica oppure della carta traslucida. La schermatura è utile con gli insetti perché spesso particolari del loro corpo sono altamente riflettenti, ad esempio la corazza e le ali, ed il rischio di avere zone bruciate è molto alto.

Un diffusore per il flash lo si può creare anche con dei materiali di scarto

Il diffusore dell'immagine in alto è stato realizzato usando un tubo di patatine, schermando l'uscita con dei piatti di plastica ritagliati. Il lampo viene incanalato nel tubo avvolgendo il soggetto senza creare ombre troppo dure; non c'è uno spreco di luce quindi la potenza del flash può anche essere ridotta salvaguardando la durata delle pile.

Montando il flash sulla slitta della fotocamera si ottengono buoni risultati ma decentrandolo con una staffa laterale (e usando un cavo TTL per mantenere gli automatismi), il lampo avvolgerà il soggetto garantendo un’illuminazione migliore; infatti per la buona riuscita di una fotografia scattata con il flash come luce principale, è essenziale saper dosare e direzionare il lampo cercando di evitare ombre fastidiose e troppo marcate. In aggiunta se la fotocamera lo permette, si può collegare un secondo lampeggiatore col cavo sincro per smorzare le ombre del primo.

In macrofotografia lo sfondo migliore è quello che non distoglie l’attenzione dal soggetto e nello stesso tempo lo contestualizza: un obiettivo grandangolare o un 50 mm macro sono perfetti per questo scopo. Se cerchiamo la massima separazione soggetto/sfondo allora un teleobiettivo macro è quello che fa per noi: il ridotto angolo di campo permette di selezionare meglio la zona del fondale da inquadrare in modo da isolare il soggetto .

Il mio consiglio è quello di non preoccuparsi esageratamente di quanto verrà più o meno sfocato, meglio concentrarsi di più su una precisa messa a fuoco e sulla composizione, avere immagini perfettamente nitide senza l’intrusione di elementi di disturbo.

Lo sfondo nero, che in alcuni casi aiuta a far risaltare il soggetto ma alla lunga stanca, non è molto naturale se non nel caso di fotografie notturne: a distanze così brevi il lampo del flash riesce ad illuminare perfettamente i primi cm davanti la lente ma più lo sfondo sarà distante più apparirà scuro; la caduta di luce sarà inevitabile. Per rimediare si può utilizzare un secondo flash da puntare dietro il soggetto oppure comporre l’inquadratura facendo attenzione che la scena sia ben illuminata dalla luce del sole. Un altro metodo per eliminare lo sfondo nero è quello di usare cortecce o foglie da posizionare dietro al soggetto, per ricreare un’ambientazione abbastanza vicina da essere raggiunta dal lampo del flash ed allo stesso tempo da risultare il più naturale possibile.

Ci sono diversi metodi per entrare nel mondo della macrofotografia e, senza spendere cifre esorbitanti, ci possiamo dotare di strumenti che permettono di ottenere forti ingrandimenti; una volta capito se il genere ci appassiona veramente, allora possiamo pensare di fare investimenti più importanti ed acquistare l’attrezzatura migliore. Ecco i diversi accessori che permettono al fotografo di ritrarre i soggetti nelle loro dimensioni reali o anche più grandi.

  • Lenti close-up (o lenti diottriche): inizio economico

E’ il modo più semplice ed economico per iniziare a fare macrofotografia: sono delle lenti che si avvitano alla filettatura porta filtri degli obiettivi e in pratica sono delle vere e proprie lenti d’ingrandimento; il soggetto appare più grande perché con queste lenti ci possiamo avvicinare di più, diminuendo la minima distanza di messa a fuoco. Si possono trovare in diottrie diverse, indicate con +1, +2 o +3 e possono essere impilate l’una sull’altra, avendo come unica accortezza quella di montare per prima sull’obiettivo la lente con più diottrie (esempio prima la +3 e poi la +2). L’ingrandimento che otterremo sarà maggiore tanto più aumenta la lunghezza focale dell’obiettivo: quindi si ottengono risultati migliori montando le lenti su obiettivi con distanze focali comprese fa i 100 e i 200 mm.

I vantaggi di queste lenti sono molti a partire dal fattore economico fino all’ingombro: si trovano lenti close-up a partire da poche decine di euro; di solito lo zaino di un fotografo è sempre pieno di attrezzature e queste lenti portano via solamente lo spazio di un paio di filtri, risultando leggere e veloci da montare sull’obiettivo. Inoltre il montaggio delle lenti non modifica la quantità di luce che raggiunge il sensore, quindi non dobbiamo effettuare nessuna compensazione al momento dello scatto. Purtroppo ci sono anche degli svantaggi: si perde la possibilità di mettere a fuoco all’infinito, anche se questo è un problema irrilevante dato che quello che ci interessa fotografare è a pochi cm da noi; le lenti economiche soffrono di distorsioni e aberrazioni cromatiche, in particolar modo se l’obiettivo è usato a tutta apertura: basta chiudere un pò il diaframma per arginare il problema. Anche se impilando più lenti una sull’altra il rapporto d’ingrandimento aumenta, il consiglio è quello di utilizzarne al massimo due contemporaneamente: la nitidezza rimane apprezzabile e l’ingrandimento è comunque notevole.

Le migliori lenti diottriche in assoluto sono quelle costruite con due elementi al posto di uno: le lenti Nikon siglate 3t e 5t +1,5 diottrie e 4t e 6t +3 diottrie, come le lenti Canon 250D e 500D, offrono in assoluto i risultati migliori, a fronte di una spesa più elevata. Chi sostiene che montando le lenti close-up, si otterranno solo immagini pessime, non ha mai provato lenti buone.

Neuroptero

L’immagine del neuroptero è stata realizzata utilizzando un obiettivo 50mm macro, tubo di prolunga 25mm e due lenti close-up Nikon +3 diottrie. Quel filo di nitidezza che si perde può essere facilmente recuperata con un software di fotoritocco

  • Tubi di prolunga: il miglior rapporto qualità - prezzo

Sono tubi da montare fra fotocamera e obiettivo e il maggior rapporto d’ingrandimento è dovuto dal fatto che la lente viene allontanata dal sensore: maggiore è la distanza fra lente e sensore (distanza che viene chiamata anche tiraggio) e maggiore risulterà l’ingrandimento ottenuto. Non hanno elementi ottici all’interno quindi la qualità dell’immagine non ne risente, ma si ha una perdita di luminosità e la messa a fuoco all’infinito viene a mancare. I tubi di prolunga più costosi sono quelli che hanno i contatti elettrici per conservare tutti gli automatismi, in modo che la fotocamera possa compensare automaticamente la perdita di luminosità. Ce ne sono di diverse misure e possono essere impilati l’uno sull’altro per aumentare l’ingrandimento, ma se usati su un teleobiettivo creano qualche problema di stabilità generale e si rischia di ottenere delle foto mosse a causa delle micro vibrazioni.

Le foto del muschio mostrano la differenza d’ingrandimento ottenibile con un tubo di prolunga:

Muschio

La prima è fatta con un l'Olympus Zuiko Digital 50mm macro alla minima distanza di messa a fuoco

Muschio

La seconda è stata fatta aggiungendo un tubo di prolunga da 25mm al 50mm macro, aumentando notevolmente il rapporto d'ingrandimento. Si notano bene gli sporofiti: i contenitori delle spore del muschio

  • Obiettivi dedicati macro: la massima qualità

Una volta accumulata un pò d’esperienza con la fotografia ravvicinata possiamo pensare di acquistare un’obiettivo macro: sono sicuramente la soluzione più costosa ma anche quella qualitativamente migliore. Sono obiettivi con focali variabili fra 50 e 200 mm che permettono di dare il massimo soprattutto alla minima distanza di messa a fuoco. Hanno il grande vantaggio di ottenere immagini nitide e contenere la diffrazione anche a diaframmi più chiusi; molto spesso arrivano già al rapporto d’ingrandimento 1:1, senza bisogno di aggiuntivi quali lenti close-up e tubi di prolunga.

Molti sono gli obiettivi macro in commercio ma generalmente tutti abbastanza costosi, malgrado valgano ogni singolo euro speso; alcuni obiettivi telezoom economici riportano la dicitura “macro” nella loro descrizione ma è più una trovata pubblicitaria che altro, in quanto di solito il rapporto d’ingrandimento che offrono è molto basso.

    • Focale 50/60mm: in questa fascia troviamo il Canon 60mm, Nikon 60mm e l’Olympus Zuiko 50mm macro. Sono obiettivi molto nitidi e compatti che assicurano una grandissima maneggevolezza se usati a mano libera. Riescono a donare una splendida tridimensionalità all’immagine accoppiati ad un flash ben dosato. La minima distanza di messa a fuoco dalla lente frontale al soggetto è nell’ordine di meno di una decina di cm, destinata a diminuire drasticamente accoppiati ai tubi di prolunga. Per questo motivo non sono molto indicati per la fotografia d’insetti specialmente quelli più diffidenti: bisogna essere molto vicini al soggetto ed uscire dalla distanza di sicurezza che ci permette di non farlo scappare. Per chi è agli inizi può risultare molto scoraggiante, ma con la pratica e la conoscenza del comportamento dei soggetti si ottengono comunque risultati ottimi.

    • Focale 100mm: Canon 100mm macro, Nikon 105mm macro, Sigma 105mm macro e Tamron 90mm macro. Sono il miglior compromesso fra minima distanza di messa a fuoco e maneggevolezza. La minima distanza di messa a fuoco dalla lente frontale al soggetto è attorno ai 15 cm, consentendo di riprendere anche soggetti più diffidenti e la loro focale ancora si adatta ad essere usata a mano libera.

    • Focale da 150mm a 200mm: Sigma 150mm, Canon, Sigma e Tamron 180mm, Nikon 200mm. Grazie alla lunga focale ed il loro ridotto angolo di campo, hanno il grande pregio di poter ottenere sfondi omogenei in modo da far risaltare il soggetto nel fotogramma. La luminosità di questi obiettivi è massima con diaframmi che variano da f 2.8 a f 3.5 : questo li rende però più ingombranti e pesanti ed è quasi obbligatorio montarli sul cavalletto per poterli utilizzare. E’ consigliabile utilizzare l’opzione di alzo preventivo dello specchio ed il telecomando, per minimizzare le vibrazioni che possono causare il mosso. La minima distanza di messa a fuoco dalla lente frontale al soggetto è attorno ai 20 cm quindi difficilmente un soggetto potrà scappare perché allarmato dalla presenza del fotografo.

    • Canon MP-E 65: discorso a parte per l’obiettivo più specialistico che Canon abbia mai creato, dedicato esclusivamente alla macrofotografia. La caratteristica principale di questa lente è quella di passare dal rapporto di ingrandimento di 1:1 a quello di 5:1 semplicemente ruotando una ghiera; non dispone di messa a fuoco automatica e non si può mettere a fuoco all’infinito; ad ingrandimenti elevati diventa difficile mettere a fuoco esattamente ed è per questo motivo che va usato in accoppiata col twin flash, che dispone di una funzione molto utile: quella di accendere due lampade per aiutare la messa a fuoco.

    • Grandangolari: obiettivi grandangolari fissi di focale attorno ai 15mm offrono una prospettiva mozzafiato in cui il soggetto può essere ritratto mostrando anche il suo ambiente naturale.

    • Supertele focale 300mm: anche con i supertele si possono fare macro. I Nikon e Canon 300mm f 4 offrono un rapporto d’ingrandimento di 1:4 ad una distanza di circa 1,5 mt; il rapporto d’ingrandimento può aumentare con l’aggiunta di tubi di prolunga, ottenendo una maggior separazione sfondo/soggetto rispetto ad obiettivi di focale più corta, ma aggravando i problemi di stabilità del complesso fotocamera/obiettivo/cavalletto. Per cui risulta molto rischioso usare questa combinazione senza un treppiede solido e stabile o anche con del leggero vento che può pregiudicare la qualità dello scatto.

      Anacridium aegyptium

L’immagine dell’ Anacridium aegyptium è stata fatta con il Canon 100-400 L is ottenendo un rapporto d’ingrandimento di circa 1:5 a una distanza di 1,8 mt. Ritagliando poi leggermente l'immagine si raggiunge un buon ingrandimento mantenendo un elevato dettaglio

  • Cavalletto: un robusto sostegno

Chi ama fare macro con focali lunghe non può certo pensare di acquistare un treppiede economico; dopo qualche utilizzo serio ci ritroveremo a dover lottare contro chiusure in plastica allentate, scoraggiando anche il più fervente appassionato; se poi a causa della poca stabilità del cavalletto la nostra attrezzatura dovesse anche cadere in terra …. La scelta è molto personale ed in generale un buon cavalletto dev’essere stabile e con chiusure robuste, avere un’altezza minima da terra di circa 11-15 cm (per fare macro ad altezza del suolo se serve) e la testa sostituibile; in commercio esistono versioni in fibra di carbonio che permetto di risparmiare fino a 800 – 1000 gr rispetto ad un cavalletto normale ma con un costo decisamente più alto. Durante l’inverno è utile dotare le gambe di una copertura in neoprene dato che a basse temperature diventano gelate. Le marche migliori sono Manfrotto, Gizo e Feisol.

La testa da attaccare al treppiede più comoda da usare è senz’altro quella a sfera: permette movimenti rapidi e precisi e in alcuni modelli si può regolare anche la frizione del movimento per comporre l’inquadratura in tutta facilità. Nei cavalletti economici la testa non si può sostituire ed è un altro buon motivo per non comperarli. Le migliori sono quelle della Manfrotto, Feisol e Arca Swiss. Dato che il digitale porta spesso a scattare raffiche di foto, visto il costo praticamente nullo, senza ragionare troppo su inquadratura e impostazioni della fotocamera, il treppiede diventa un utile accessorio che "costringe" a pensare lo scatto, utile in particolar modo quando i soggetti sono molto collaborativi, come ad esempio gli insetti la mattina presto.

Discorso a parte per la slitta micrometrica che è una testa formata da due binari su cui scorre l’attacco per la fotocamera: permette movimenti precisi e una messa a fuoco perfetta al millimetro.

Cavalletto e scatto col telecomando per fotografare un'orchidea selvatica

  • Il flash

Con il flash pop-up della fotocamera in genere si ottengono risultati scarsi in termini di gestione dell’illuminazione: per questo motivo è importante avere almeno un flash esterno da usare come fonte di luce principale, cercando di rendere il meno evidente possibile l'utilizzo. Ne esistono di diversi modelli:

    • Flash esterno su slitta: Tutte le più importanti marche producono modelli più o meno potenti, ma in macrofotografia non servono numeri guida elevati dato che quello che ci interessa è a pochi cm da noi e già con un numero guida 36 si riesce ad ottenere un’illuminazione più che sufficiente. Sono da preferire i modelli con parabola orientabile in modo da poter deviare il lampo verso un pannello riflettente se occorre e per l’alimentazione del flash sono da preferire i modelli con 4 pile stilo, in modo da accorciare i tempi di ricarica fra un lampo e l’altro. Il massimo rendimento del flash lo si ottiene decentrandolo su una staffa e collegandolo alla slitta tramite il cavo TTL: in questo modo potremo continuare ad usare il flash in pieno automatismo e preoccuparci solo dello scatto.

    • Flash anulare: E’ un flash circolare che si monta direttamente sull’obiettivo collegato al commander sulla slitta, produce una luce piatta e senza ombre. Per questo motivo non è consigliabile usarlo in macrofotografia. Tutte le più importanti marche ne hanno in catalogo uno.

    • Twin flash: il sistema è formato da una coppia di piccoli flash montati sull’obiettivo e collegati al commander sulla slitta; con questo sistema è più facile sbilanciare la luce ed inoltre possono ruotare attorno all’obiettivo per gestire al meglio l’illuminazione. Tutte le marche lo producono, fra queste Nikon ha il pregevole vantaggio di avere il twin flash wireless (i flash sono collegati al commander senza l'ausilio di cavi) e si possono montare anche più di due unità attorno l’obiettivo.

  • Teleconverter 1.4X e 2X

Accoppiati a teleobiettivi di focale dai 150 a 200 mm hanno il pregio di accrescere la distanza di lavoro lente/soggetto, aumentando la focale dell’obiettivo: si riesce a selezionare meglio lo sfondo su cui vogliamo ritagliare il soggetto.

  • Pannello diffusore

Il pannello diffusore non è altro che un ovale di tessuto ripiegabile su se stesso per facilitarne il trasporto; serve per diffondere o smorzare la luce solare, si può rivestire di tessuto riflettente color oro o argento per dare alla scena rispettivamente una tonalità più calda o una più fredda. E’ utile anche per far rimbalzare la luce ambiente o quella del flash.

Sia insetti che fiori in generale sono soggetti perfetti per la macrofotografia: offrono colori strabilianti e dettagli pazzeschi ma ci sono alcune considerazioni da fare …

Gli scatti migliori si ottengo fotografando insetti e fiori nel loro ambiente naturale, avendo cura di maneggiarli il meno possibile e di non spostarli dalla zona di ritrovamento, per esempio portandoli a casa per preparare una foto fatta "in studio". Se proprio si devono maneggiare i soggetti, bisogna tenere conto che la maggior parte di essi sono abbastanza delicati: pensiamo alle lunghe zampe delle mantidi o degli insetti stecco, la delicatissima pelle degli anfibi che ha bisogno di essere sempre umida o alla fragilità delle ali di una farfalla. Uno stratagemma utile per fotografare anfibi, per esempio tritoni piuttosto che invertebrati acquatici, è quello di portarsi dietro un mini acquario da riempire d'acqua sul luogo e ricreare al suo interno un habitat da sembrare il più naturale possibile. Fra lo spostamento del soggetto nell'acquario e lo scatto vero e proprio, non passeranno più di dieci minuti, un tempo ridotto che crea poco stress nell'animale.

Discorso diverso è quello di allevare noi stessi il soggetto: l'esempio più semplice è quello del bruco, che ci permette di seguire la completa evoluzione fino all'ultimo stadio, quel meraviglioso momento in cui la farfalla o la falena escono dal bozzolo! Anche mantidi ed insetto stecco possono essere allevati, per chi ha un minimo di conoscenze del soggetto; in ogni caso prima di buttarsi nell'allevamento di qualsiasi specie, è meglio informarsi prima come fare, per non trovarsi nella spiacevole situazione di arrecare danni all'animale. Se pensiamo di non avere abbastanza tempo e costanza da dedicargli o di non riuscire ad alimentarlo nel modo più corretto, allora è meglio lasciar perdere!

Sfinge testa di morto

Grazie a consigli di persone esperte ho potuto osservare l'evoluzione di questo esemplare di Sfinge testa di morto, dal bruco alla falena

In assoluto non esiste una stagione migliore, anche se in primavera e in estate i campi sono invasi da insetti e fiori; non sarà difficile trovarli neanche nel giardino sotto casa. In autunno potremo dedicarci ai fantastici colori delle foglie, licheni e conchiglie e cercare nel sottobosco i funghi; la brina sull’erba la mattina presto sarà sicuramente un soggetto affascinante. Anche in inverno il ghiaccio e la neve potranno offrire splendide texture.

I fiori, anche se sono soggetti immobili, non sono così facili da fotografare come sembrerebbe: si rischia di cadere in una inquadratura banale e scontata; inoltre una brezza anche leggera potrebbe farci ottenere un immagine mossa. Come per gli insetti una semplice passeggiata in un campo fuori città potrà permetterci di ritrarre molte varietà di fiori selvatici come per esempio garofani, papaveri o orchidee; inoltre la foto di un fiore può venir impreziosita da un insetto in volo o posato su di esso. In autunno nei boschi, si trovano diverse varietà di funghi che possono essere fotografati immersi nell’ambiente boschivo con i caldi colori autunnali.

Soggetti come rettili, insetti ed anfibi si trovano ovunque ma non è certo cosa semplice avvicinarli ed è quanto mai raro avere la fortuna di incappare in un esemplare interessante, passeggiando distrattamente. In genere è necessario saper osservare e capire il loro comportamento; informarsi sull’habitat delle varie specie equivale spesso a non fare un viaggio a vuoto. La campagna offre innumerevoli spunti e si posso trovare gli insetti più disparati; anche i fiumi o le zone paludose sono ottimi posti per trovare varie specie ed osservare magari anche gli insetti acquatici. Potremmo trovare delle sorprese sollevando un masso, sotto la corteccia o nella parte inferiore delle foglie. Ma alla fine qual'è il momento migliore per ritrarre i nostri soggetti preferiti? Per prima cosa si deve capire il metabolismo degli insetti: non hanno sangue caldo quindi devono termoregolarsi con il calore del sole. Per questo motivo la mattina presto, basta anche verso le 7:00, li potremo trovare immobili fra l’erba o sui rami in attesa dei primi raggi del sole per scaldarsi ed è proprio in questi momenti che si possono avvicinare più facilmente. In questo modo potremo provare in tutta calma e tranquillità inquadrature e composizioni, senza timore di vederli fuggire. Inoltre con le condizioni atmosferiche adeguate riusciremo a fotografare i soggetti coperti da goccioline di condensa, che rendono la foto ancor più spettacolare.

Ma fotografare solo di mattina presto preclude la possibilità di immortalare la “varietà” e così ci dovremo preparare a una vera e propria “caccia all’insetto” durante le ore più calde della giornata, dove quest’ultimi sono più reattivi. La miglior tattica è quella di dedicare un po’ di tempo ad osservare le loro abitudini e comportamenti: con un po’ di pazienza riusciremo a capire quali sono le distanze di sicurezza e quali insetti tollerano di più la presenza umana. Non vedono i colori, quindi non importa molto come ci vestiamo: l’importante è non fare movimenti bruschi dato che attraverso i peli di cui sono ricoperti captano benissimo le vibrazioni e non proiettare la nostra ombra su di essi, cosa che li farebbe allarmare all’istante. Con l’uso di obiettivi macro corti (50 o 60 mm) l'uso del cavalletto e del paraluce potrebbe risultare controproducente, dato che a distanze di lavoro di pochi cm potrebbero essere solo d’impiccio: urtare rami e fili d’erba dove è posato il soggetto con le gambe del trepiede equivale a farlo scappare immediatamente; oppure il paraluce potrebbe proiettare la sua ombra sul soggetto o coprire il lampo del flash. Anche l’appostamento porta i suoi frutti: si può aspettare davanti ad un fiore curando in anticipo la messa a fuoco in modo da essere pronti allo scatto. L’esperienza maturata sul campo e la perfetta conoscenza della disposizione dei comandi sulla reflex ci assicurerà la possibilità di variare prontamente i parametri di scatto a seconda dell’esigenze, evitando il rischio di perdere l’attimo.

Non solo di giorno si può scattare macro, ma anche la notte offre innumerevoli possibilità di effettuare scatti inusuali: durante una passeggiata di notte in campagna, magari vicino al corso di un fiume o di uno stagno, avremo la possibilità di osservare vari tipi di insetti ed anfibi, come questa femmina di rana bergeri ripresa alle 22:00.

Rana bergeri

Se si vuole provare un “macrosafari notturno” sono indispensabili flash e torce elettriche, sia per vedere dove camminare, sia come luce guida per mettere a fuoco: il mirino della reflex può anche essere il più luminoso possibile, ma di notte per la corretta messa a fuoco è indispensabile l’aiuto di una o due torce elettriche. Al momento dello scatto il lampo del flash, più potente del fascio di luce delle torce, lo coprirà senza alcun problema di esposizione.

 

© Alessio Di Leo